L’Istat ha diffuso gli indicatori statistici nazionali per il 2017: per il terzo anno consecutivo il saldo naturale è negativo (-183 mila) e registra un nuovo minimo storico. Nonostante un livello inferiore di nascite, il numero medio di figli per donna (1,34) risulta invariato rispetto all’anno precedente. L’età media al parto sale a 31,8 anni.
Al di là del (peraltro flebile) dibattito che questi numeri hanno sollevato, l’Italia è un caso europeo oppure l’eccezione che conferma una regola?
Proviamo a vedere qualche piramide di distribuzione delle età sul totale della popolazione di alcuni Paesi europei e la loro relazione con la quota di spesa pubblica per le famiglie in rapporto al reddito nazionale netto (RNN). Il reddito nazionale non è altro che quel dato ottenuto dalla somma di tutte le remunerazioni di tutti i soggetti economici, siano essi lavoratori autonomi, imprenditori, lavoratori dipendenti, proprietari di beni immobili che, ad esempio, concendono in locazione. Il reddito diventa netta togliendo gli ammortamenti , gli impianti e i capitali fissi.
Danimarca
Popolazione inferiore ai 19 anni: 11,2%
Spesa pubblica per le famiglie: 4,3% del RNN
Francia
Popolazione inferiore ai 19 anni: 11,9%
Spesa pubblica per le famiglie: 4,0% del RNN
Germania
Popolazione inferiore ai 19 anni: 8,9%
Spesa pubblica per le famiglie: 2,6% del RNN
Grecia
Popolazione inferiore ai 19 anni: 8,9%
Spesa pubblica per le famiglie: 2,4% del RNN
Islanda
Popolazione inferiore ai 19 anni: 13%
Spesa pubblica per le famiglie: 5,6% del RNN
Italia
Popolazione inferiore ai 19 anni: 8,9%
Spesa pubblica per le famiglie: 1,7% del RNN
Regno Unito
Popolazione inferiore ai 19 anni: 12,4%
Spesa pubblica per le famiglie: 4,4% del RNN
Spagna
Popolazione inferiore ai 19 anni: 9,2%
Spesa pubblica per le famiglie: 1,6% del RNN
Esiste quindi una correlazione tra percentuale di spesa pubblica – e in particolare della spesa per le famiglie – e il tasso di natalità ovvero la popolazione con età inferiore ai 19 anni?
I dati OCSE sembrano indicare una robusta correlazione tra questi due dati: i Paesi con una spesa pubblica per le famiglie inferiore al 4% del RNN hanno tutti una piramide delle età dalla caratteristica forma strozzata in basso (meno giovani) e via via più larga in altro (adulti e anziani). I Paesi con una spesa pubblica per le famiglie superiore al 4% del RNN, seppure in un contesto sociale non da Paese in via di sviluppo (con la classica piramide triangolare, base larga e punta stretta) hanno una piramide delle età di tipo cilindrico con base e sommità di larghezza simile.
Assumendo la curva interpolatrice del grafico, si vede che l’Italia per raggiungere il livello di Francia e Regno Unito dovrebbe aumentare di 2,5 volte, almeno, la spesa pubblica per le famiglie portandola dal valore (minimo storico) di 1,7% del RNN al 4,5%. Questo significa, in base del conto nazionale corrente, portare la spesa sociale complessiva per le famiglie da 25 miliardi a circa 60 miliardi l’anno: è bene notare che, al di là delle condizioni nazionali di indebitamento e di deficit di bilancio, Italia e Germania sono nella stessa situazione con previsione demografiche di forte decrescita demografica. Tutto il contrario della Francia, la cui popolazione continua ad essere stimata in robusto aumento: sempre che le politiche sociali restino immutate.
Linkografia
Istat, conto economico nazionale
OCSE, spesa pubblica per le famiglie
WPP2017, rapporto demografico delle Nazioni Unite, aggiornato ogni 2 anni con le previsioni dei principali indici demografici di breve, medio e lungo periodo di tutti i Paesi del mondo
Piramidi delle età di tutto il mondo