Cosa sta succedendo a Fukushima, dopo 7 anni?

Sono passati quasi sette anni dall’incidente di Fukushima Daichii: era l’11 marzo 2011 poi soprannominato “311”. Col passare del tempo, se n’è persa la cognizione ma 311 si sta delineando come il più grande disastro dell’era moderna. Secondo le stime della TEPCO (Tokyo Electric Power Company), lo smantellamento degli impianti di Fukushima avrà bisogno di almeno 35 anni con un costo fino a 21 trilioni di ¥ (156 miliardi di euro). E questo è quanto è alla luce del sole.

Ma la parte più difficile e dolorosa di questi avvenimenti è in gran parte nascosta attraverso una severa legge nazionale sulla segretezza (“Legge sulla protezione dei segreti appositamente designati”, legge n. 108/2013), la pressione politica anche internazionale e la paura di esporre la verità sui pericoli inerenti il processo di fusione di un reattore nucleare. Perché dei 3 reattori danneggiati, uno è in fusione e di un secondo non c’è alcun dato certo ma le evidenze indicano uno stato di parziale fusione.

La L.108/2013 afferma che funzionari o altri che “rivelano segreti” dovranno affrontare fino a 10 anni di prigione, e coloro che “inducono o facilitano fughe di notizie”, specialmente i giornalisti, saranno soggetti a una pena detentiva fino a 5 anni. Dopo la sua approvazione il Giappone è stato declassato nell’indice World Press Freedom di Reporters Without Borders al di sotto di Botswana e Serbia. L’atto, fortemente criticato dalla Federazione giapponese delle associazioni di avvocati, è un atto inequivocabile di totalitarismo intervenuto proprio nel momento stesso in cui i cittadini hanno più bisogno di rassicurazioni e trasparenza.

In una intervista rilasciata al giornalista tedesco Martin Fritz, Mr. Okamura, un manager TEPCO, ha rivelato che a novembre 2017 lo stato degli interventi era il seguente: “Stiamo affrontando quattro problemi: (1) ridurre le radiazioni sul sito (2) arrestare l’afflusso di acque sotterranee (3) recuperare il fuel rod e (4) recuperare il combustibile nucleare fuso.
La fusione del nucleo di una centrale nucleare è il disastro estremo, quello che si deve ad ogni costo evitare: è il motivo per il quale a Chernobyl le autorità hanno sigillato l’area con un cordone invalicabile e hanno ricoperto la centrale con un sarcofago di cemento”. Shunji Uchida, direttore di Fukushima Daiichi ha detto che: “I robot e le macchine fotografiche ci hanno già fornito preziose immagini. Ma non è ancora chiaro cosa stia realmente accadendo all’interno”.

È il tema del film catastrofista “La Sindrome cinese”, diretto da James Bridges e uscito nel 1979, che narrava di un incidente nucleare gravissimo e di un nucleo in fusione che continuava a scavare la crosta terrestre sino al centro della Terra. Il titolo fa riferimento ad una teoria secondo la quale in caso di un incidente ad una centrale elettrica nucleare, in cui ci sia la fusione del nocciolo del reattore, niente riuscirebbe a fermarlo: fonderebbe fino alla base della centrale e oltre, perforando la crosta terrestre, in teoria fino alla Cina. Nella spiegazione data nel film, l’effetto sarebbe impossibile perché, qualora il nocciolo fuso raggiungesse la falda acquifera sotterranea, esploderebbe sublimando nell’atmosfera e contaminando milioni di persone.
Come però si è osservato nell’incidente di Three Mile Island e nel disastro di Chernobyl, il nocciolo fuso non perforò il pavimento degli edifici, non raggiunse la falda acquifera sotterranea e non esplose: nel caso di Three Mile Island, il combustibile fuso si raccolse sul fondo del recipiente a pressione. L’evoluzione dei due incidenti risultò però molto diversa rispetto a quanto raccontato nel film ed ebbe conseguenze per l’esterno molto differenti in conseguenza della presenza o assenza di idonee strutture di contenimento.

Quando si verifica un grave disastro radiologico e colpisce vaste aree di terreno, non può semplicemente essere ripulito o riparato: ogni caso è diverso e ogni caso va affrontato in modo differente.
Il problema è che, mentre nel mondo ci sono 65 nuovi reattori in costruzione, in 7 anni non è ancora chiaro cosa sia successo a Fukushima e quale sia il costo di mitigazione e recupero delle aree. Secondo il Dr. Shuzo Takemoto, professore del Dipartimento di Geofisica della Scuola di specializzazione in Scienze dell’Università di Kyoto: “Il problema dell’Unità 2 … Se dovesse accadere un grande terremoto, verrebbe distrutta e disperderebbe il combustibile nucleare rimanente e i suoi detriti, rendendo l’area metropolitana di Tokyo inabitabile. Le Olimpiadi di Tokyo nel 2020 sarebbero quindi fuori questione“.

Immagine di Asahi Shimbun

 

Secondo il professor Adam Broinowski: “Il disastro in corso alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi, gestita TEPCO, dall’11 marzo 2011 può essere riconosciuto come parte di un fenomeno globale che si sta esplicitando da diversi anni. Questo disastro si è verificato all’interno di un cambiamento sociale e politico iniziato a metà degli anni Settanta (economia dal lato dell’offerta, che si riflette fortemente sull’attuale quadro fiscale statunitense, per esempio) e che si è acuito nella recessione del Giappone dei primi anni Novanta con la diminuzione della crescita economica e con una maggiore deregolamentazione e finanziarizzazione dell’economia globale”. Dopo 40 anni di fedeltà aziendale in cambio di contratti a vita garantiti dai sindacati aziendali, mentre le protezioni sociali venivano meno e la forza lavoro era sempre più casualizzata, quelli maggiormente colpiti da un regime di benessere indebolito erano lavoratori irregolari, o quello che potremmo chiamare “lavoratori informali”.

In breve, i 45.000-60.000 lavoratori reclutati per decostruire e decontaminare Fukushima Daiichi e l’area circostante per lo più venivano dalla strada, prodotti dell’impatto del neoliberismo su “sindacati indipendenti, resi impotenti, un numero crescente di disoccupati, giovani non qualificati e precari insieme a lavoratori occasionali più anziani, vulnerabili e senzatetto (questi gruppi costituivano insieme circa il 38% della forza lavoro nel 2015) si sono trovati non solo (a) privi di assicurazione o (b) privi di protezione ma anche in molti casi (c) privati di servizi primari”.
È la situazione che portò alle rivolte di Osaka di 25 anni fa, frutto del collasso della classe operaia nella società moderna, un problema che si è riversato nelle elezioni politiche nazionali in tutto il mondo, con il gonfiarsi dei populismi.

Nel 1990 a Osaka 1.500 lavoratori assediarono una stazione di polizia per l’oltraggio dei legami tra la polizia e i potenti “yakuza”, gangster che corrompono la polizia per chiudere un occhio davanti ai sindacati, o ancora gangster che vengono pagati per reclutare, spesso con la forza, lavoratori per lavori manuali poco remunerativi per l’industria.
TEPCO aderisce a queste pratiche vecchie come il mondo. Assumono lavoratori tramite strati di subappaltatori al fine di eludere le responsabilità su incidenti, assicurazione sanitaria e standard di sicurezza, penetrando negli strati sociali inferiori che non hanno voce nella società. TEPCO infatti non è legalmente obbligata a segnalare incidenti industriali quando i lavoratori sono assunti tramite reti di subappalto: ci sono circa 733 subappaltatori per TEPCO.

Così TEPCO impiega un subappaltatore “shita-uke”, che a sua volta impiega un altro subappaltatore “mago-uke” che si affida ai mediatori del lavoro “tehaishilninpu-dashi.” Alla fine della giornata, chi è responsabile della segnalazione di casi di malattia da radiazioni o decesso causati dall’esposizione alle radiazioni? Ma TEPCO non segnala nemmeno i decessi dei lavoratori che si verificano al di fuori del luogo di lavoro, anche se la morte è un risultato diretto dell’esposizione alle radiazioni sul posto di lavoro.

Nel gennaio 2014 è stato firmato un accordo di riservatezza per il controllo delle informazioni mediche sulle esposizioni alle radiazioni da IAEA, UNSCEAR, Fukushima e la Fukushima Medical University. Successivamente, tutte le informazioni sulle malattie da radiazioni sono segnalate ad un centro informativo gestito dal Fukushima Medical Center e IAEA. Nel 2015 è stato creato il Fukushima Center for Environmental Creation con lo scopo di diffondere “informazioni accurate sulle radiazioni al pubblico e dissipare l’ansia”.
Secondo la World Nuclear Association (aggiornamento 10/2017): “Non ci sono stati morti o casi di malattie da radiazioni dall’incidente nucleare, ma oltre 100.000 persone sono state evacuate dalle loro case per renderlo possibile. Il nervosismo del governo ritarda il ritorno di molti”. E, ancora: “Nel caso di Fukushima, anche se 40-50 persone hanno subito lesioni fisiche o ustioni da radiazioni nello stabilimento nucleare, il numero di morti direttamente legate all’incidente è pari a zero”.

Ma in un articolo del 10 marzo 2016 su Forbes del Dr. James Conca, esperto di energia e bombe nucleari sporche, dice “Dopo cinque anni, qual è il costo di Fukushima? Stranamente, i costi che non si materializzarono mai erano i più temuti, quelli del cancro e delle morti indotte dalle radiazioni … Nessuno è stato esposto ad una dose sufficiente di veleno, nemmeno i 20.000 lavoratori che hanno lavorato instancabilmente per recuperare i danni di questo evento. Al contrario, si ritiene che i resoconti ufficiali delle malattie e delle morti indotte dalle radiazioni di Fukushima siano orribilmente sottostimati e / o manipolati intenzionalmente per mostrare pochi casi, se non nessuno. Sulla base di numerose testimonianze ottenute da giornalisti, avvocati e ricercatori indipendenti in Giappone e Stati Uniti, ci sono prove considerevoli di morti e malattie indotte dalle radiazioni.

Katsutaka Idogawa, ex sindaco di Futaba (prefettura di Fukushima) ha detto che “È un vero peccato che le autorità nascondano la verità in tutto il mondo, a partire dalle Nazioni Unite. Dobbiamo ammettere che in realtà molte persone stanno morendo. Non siamo autorizzati a dirlo, ma anche i dipendenti della TEPCO stanno morendo”.

Nell’aprile 2014, la dott.ssa Tsuda Toshihide, epidemiologa dell’Università di Okayama, ha dichiarato la presenza di una “situazione epidemica di cancro alla tiroide e ha diagnosticato numerose malattie da radiazioni interne a lungo termine sotto i 100 mSv / anno e sostenuto la creazione di un programma di rapida emergenza dentro e fuori Fukushima”.

Il dott. Mita Shigeru, medico di Tokyo, ha fatto circolare una comunicazione in cui ha informato i suoi colleghi della sua intenzione di trasferire la sua pratica a Okayama a causa di prove schiaccianti di sintomi insoliti nei suoi pazienti (circa 2.000). Dato che il terreno a Tokyo dopo Fukushima è tornato tra 1.000 e 4.000 Bq / kg, rispetto a una media di 500 Bq / kg (per il solo Cesio 137) nel suolo di Kiev, Mita ha indicato una correlazione tra questi sintomi e la significativa contaminazione da radiazioni in Tōhoku e Tokyo.
Le ceneri di una mezza dozzina di lavoratori non identificati sono finite in un tempio buddista in una città appena a nord della centrale nucleare di Fukushima. Alcuni dei morti non avevano documenti; altri non hanno lasciato contatti di emergenza. I loro nomi non potevano essere confermati e nessun membro della famiglia era stato rintracciato per identificare i loro resti. Sono stati semplicemente etichettati come “truppe di decontaminazione”.

Mako Oshidori, direttrice della Free Press Corporation / Japan, ha indagato su diverse morti non dichiarate di lavoratori e ha intervistato un’ex infermiera che ha lasciato la TEPCO: “Mi piacerebbe parlare della mia intervista a un’infermiera che lavorava alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi dopo l’incidente […] Ha lasciato il suo lavoro con TEPCO, e in quel momento l’ho intervistata […] A partire da ora, ci sono diversi operai deceduti, ma solo quelli che sono morti sul posto di lavoro sono stati segnalati pubblicamente. Alcuni di loro sono morti improvvisamente mentre erano fuori dal lavoro, ad esempio durante il fine settimana o durante il sonno, ma nessuno dei loro decessi è stato riferito”.

Greenpeace / Japan ha dichiarato che: “Il governo giapponese presto revocherà gli ordini di evacuazione per 6.000 cittadini del villaggio di Iitate nella prefettura di Fukushima dove i livelli di radiazione nelle foreste vicine sono paragonabili agli attuali livelli all’interno della zona di esclusione di Chernobyl a 30 km dal punto focale – un’area che oltre 30 anni dopo l’incidente rimane formalmente chiusa alle abitazioni. Itate ha il settantacinque per cento (75%) di montagne boscose contaminate”.

L’esposizione alle radiazioni si manifesta anni dopo come una delle numerose malattie. Ciò conferisce all’industria nucleare un vantaggio in termini di tempo nelle sue dichiarazioni di posizione sulla sicurezza dell’energia nucleare. Dopo tutto, quando passa abbastanza tempo, chi può stabilire con sicurezza la causa della morte?

Tuttavia, Chernobyl fornisce un perfetto caso di studio delle morti provocate da radiazioni di lavoratori con un collegamento diretto, “liquidatori”, esposti alle radiazioni di Chernobly (1986), che rende noto che le radiazioni impiegano diversi anni a presentarsi come cancro e altri gravi disturbi: “Nel 2001, di 800.000 operai russi e ucraini (in salute, con un’età media di 33 anni) inviati a decontaminare, isolare e stabilizzare il reattore, il 10% era morto e il 30% era invalido. Nel 2009, 120.000 liquidatori erano morti e si manifestò un’epidemia di malattie croniche e danni genetici e perigenetici nei discendenti dei lavoratori nucleari (si prevede che aumenti nelle generazioni successive). L’intera portata del danno non sarà compresa fino alla quinta generazione di discendenti. Verso la metà degli anni 2000, in tutta Europa 985.000 morti tra il 1986 e il 2004 sono stati calcolati come risultato diretto dell’esposizione alle radiazioni di Chernobyl”.

Per quanto riguarda l’impatto diretto di Fukushima sui soldati americani che hanno danno un aiuto al momento dell’incidente, l’ex senatore John Edwards rappresenta i marinai colpiti da cancro che hanno interceduto su base umanitaria a bordo della USS Ronald Reagan. Secondo Edwards: “Abbiamo tutti questi marinai. Marinai il cui caso è ora vecchio di cinque anni, che sono morti o che stanno per morire adesso”. Edwards ha notato che alcuni dei suoi marinai hanno bambini nati con malformazioni.

L’avvocato di TEPCO, Gregory Stone, afferma che il suo cliente accetta la responsabilità per le radiazioni rilasciate, ma sostiene che la quantità di marinai esposti a dosi rilevanti era assolutamente trascurabile. Stone ha dichiarato che: “Le persone si ammalano in momenti diversi della loro vita e per ragioni diverse”.

Questi marinai dovrebbero essere molto sani. Non è una situazione normale. È incredibile che in soli quattro o cinque anni questi marinai sani si ammalino … Penso che sia il governo statunitense che quello giapponese abbiano qualcosa da nascondere”.

Intanto, nel gennaio 2017, per la prima volta una corte giapponese ha riconosciuto le gravi responsabilità del Governo e di TEPCO nell’incidente di Fukushima.

Linkografia

Chernobyl Gallery, dati e fotografia sul sito di

EPA, Ente Ambientale Statunitense, pagina dedicata alle mappe storiche di eventi radiologici

OMS Fukuhsima, lo stato delle conoscenze curato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità

Prefettura di Fukushima, aggiornamento dei dati ufficiali dei livelli di radiazioni

TEPCO, pagina ufficiale dedicata allo smantellamento (decommissioning) delle centrali di Fukushima

Postfazione: Cosa è successo a Fukushima?

Alle 14:46 ora locale, del 3 marzo 2011, al largo delle coste nord-orientali del Giappone, nella regione di Tohoku, la terra, a 30 chilometri di profondità, trema: una scossa di magnitudo 9, che fa innalzare le acque sovrastanti fino a generare uno tsunami con onde maggiori di 10 metri (fino a 40 raccontano le cronache, come registrato nella città di Miyako, nella prefettura di Iwate, tra le più colpite dal maremoto). Le onde dello tsunami viaggiano fino ad abbattersi sulla costa, lasciando numeri spaventosi a testimonianza del loro passaggio: almeno 15.700 i morti, oltre 4.600 i dispersi, 130mila gli sfollati, 332mila gli edifici distrutti. E ancora: migliaia di strade e decine di ponti e ferrovie distrutte dalla forza dell’acqua. Ma a peggiorare il bilancio dell’11 marzo 2011 è senza dubbio l’incidente avvenuto alla centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi, il peggiore che la storia ricordi insieme Chernobyl, col quale condivide il triste primato di incidente di livello 7 (il più alto) nella International Nuclear Event Scale (Ines).

Schema degli impianti di Fukushima, da Mainichi

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