Qualche riflessione post-elettorale

La sinistra, quando smette di fare la sinistra – e lo ha fatto da tempo – perde. Matteo Renzi, per il suo ostinato procedere in direzione contraria a tutti i segnali che arrivavano dalla base, entra di diritto nel gotha europeo – insieme a Toni Blair e François Hollande -, dei leader “di sinistra” che hanno fatto a pezzi la sinistra.

Il Partito Democratico compie l’ultimo harakiri apparentandosi con Emma Bonino, una che a pochi giorni dal voto annuncia che la liberalizzazione totale è comunque l’unica via da seguire e che, per ridurre il deficit pubblico, è necessario sospendere lo stato sociale per almeno 5 anni. Come se non bastasse, in un momento nel quale l’UE è vista come matrigna che sta peggiorando la vita degli italiani chiedi più Europa e lo fai con un bel logo vuol dire che vuoi proprio cacciare anche le matite di chi nel seggio, nonostante tutto, stava per turarsi il naso.

Matteo Renzi, da segretario del partito è riuscito a portare in Parlamento sé stesso, per la prima volta, Pierferdinando Casini e Maria Elena Boschi, al modico prezzo di perdere un terzo dell’elettorato. Chissà se, in coscienza, risponderò affermativamente alla domanda se ne sia valsa la pena.

Liberi e Uniti soffre l’aver sposato discorsi lontani dalla pancia dell’elettorato. Ma soprattutto soffre l’avere nella pancia politici di lungo corso che hanno fatto il bello e cattivo tempo per decenni nei palazzi della politica: giocoforza il partito sia risultato un ossimoro rispetto al vento di novità chiesto dall’elettorato.
L’estrema sinistra, polverizzata in 4 partitini, gioisce per aver raggiunto quasi il 2% con un partito fondato da pochi mesi (Potere al popolo). Ma non esprime alcun seggio perché è lontana la soglia di sbarramento del 3%.

La destra che come sempre fa la destra, tiene nel complesso ma non vince. Ma c’è un gran rifluire di voti da una sigla all’altra.
L’abile affabulatore, Silvio Berlusconi, ha perso lo smalto di un tempo e Forza Italia non ha più un senso (e se n’é accorta anche la Borsa): checché ne dica è un progetto politico ad personam. Se fosse stato candidabile probabilmente non avrebbe superato nemmeno il 10%.
La Lega mangia i voti della destra.
Giorgia Meloni ha un partito di portata regionale, nulla più.
L’estrema destra di Casapound, come l’estrema sinistra, non supera la soglia di sbarramento. E con parecchia delusione dei militanti, nonostante la maggiore presenza mediatica degli ultimi mesi.

Il Movimento 5 Stelle vince, oltre le aspettative. Vince compatto al Centrosud. E vice anche in diversi collegi dell’area romana, cosa non scontata perché in genere l’amministrazione che governa raramente riceve consensi alle nazionali. Il Movimento 5 Stelle ha in pancia tanti, tantissimi voti di sinistra e dovrà tenerne conto.

Indicativo il comportamento delle borse, nel vedere realizzato il peggiore degli incubi a sentire le dichiarazioni dei soloni dell’economia (possibilità di un governo degli “antisistema” M5S e Lega). Milano ha aperto con – 2%, per risalire a -0,93% alle 9:15. Sospensione in apertura e successiva riammissione per i titoli del Monte dei Paschi di Siena, controllato al 68% dal ministero del Tesoro. La banca senese perde il 2,75% a 3,04 euro alle 9:45. Crollo del titolo Mediaset che cede il 4,63% a 2,96 euro, indossando la maglia nera del Ftse Mib, l’indice delle principali società quotate.

Alla fine non è andata tanto male: evidentemente il mondo finanziario

Chi è di destra vota destra non i partiti che fanno politiche di destra.
Chi è di sinistra non vota la sinistra che fa politiche di destra.
+ Europa ha fatto scappare verso il M5S gli ultimi ostinati elettori di sinistra.

L’Italia, dopo 157 anni di unità, è ancora fortemente divisa a metà.

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