Di stratwarming se ne parla molto come anche dell’arrivo del gran gelo e probabilmente con troppo anticipo perché i modelli previsionali meteorologici, oltre le 72 ore sono da prendere con le pinze. Eppure già sono partiti titoli allarmanti sul prossimo arrivo del burian (il gelido burano) e gelo siberiano. Le emissioni modellistiche vengono emesse dai grandi centri di calcolo ogni 6 o 12 ore e spesso, quando si parla di tendenza oltre i 5 giorni, una uscita rinnega completamente la precedente: ma è una settimana che le uscite rimarcano la stessa tendenza e stasera tutti i principali modelli sono allineati.
Antefatto: cosa è accaduto?
Nei giorni scorsi si è verificato un possente riscaldamento stratosferico (major strawarming): in pochi giorni la temperatura è salita di oltre 50 gradi. La stratosfera è il secondo dei cinque strati in cui è convenzionalmente suddivisa l’atmosfera e si trova proprio al di sopra della tropopausa, la fascia atmosferica che abitiamo. La stratosfera è caratterizzata da un gradiente termico verticale positivo e molto piccolo, cioè in essa la temperatura aumenta leggermente con la quota, contrariamente a quanto avviene nello strato sottostante.
Occasionalmente, specie ai poli, è interessata da repentini raffreddamenti (stratcooling) oppure, come avvenuto il 15 febbraio scorso, da riscaldamenti. In caso di raffreddamenti, la fascia stratosferica si solleva verso l’alto provocando un richiamo d’aria, in troposfera verso lo spazio sottostante.
Quando si riscalda tende a dilatarsi, andando a comprimere la fascia sottostante. Poiché siamo al polo, nord nel caso, questo schiacciamento va a disturbare il vortice polare che in questa stagione alberga nella zona artica. Il vortice polare è una bassa pressione semi-stazionaria che origina venti di tempesta e maltempo nelle zone artiche. È colpa del vortice polare anche la persistenza dei miti venti occidentali che hanno caratterizzato l’inverno che si sta per concludere, riducendolo a una alternanza di anticipi primaverili e uggiose giornate autunnali.
Fatto: questo grande riscaldamento quali conseguenze avrà?
Ora, che l’inverno meteorologico sta per finire (28 febbraio) i modelli previsionali dicono che, da domani, progressivamente, il continente europeo andrà raffreddandosi fino a piombare in condizioni di freddo severo e gelo da lunedì 26 febbraio.
Ho pubblicato questo post, perché stasera i modelli sono tutti allineati e non verso una mitigazione delle previsioni, come spesso accade. Quello che mostrano è un rafforzamento dell’irruzione di aria gelida continentale che andrà a interessare prima l’Est Europa e poi quella centrale e il Mediterraneo.
Nei giorni seguenti una forte bassa pressione dall’Atlantico potrebbe agganciare questo flusso gelido entrando nel Mediterraneo con forti, copiose ed estese nevicate anche al piano e sulle coste. Se così fosse si tratterebbe di un evento simile a quello che interessò il continente nel lontano 1956.
Tutte le emissioni modellistiche sono concordi nel mostrare una solida alta pressione sulla zona artica e un corridoio gelido che unisce le steppe centrasiatiche al Mediterraneo: è il burian il vento che porta il crudo inverno in Europa.
Un evento estremo che confuta la tendenza generale al riscaldamento climatico?
Tutt’altro, proprio l’eccezione che conferma la regola: lungi dall’essere un sistema ordinato, l’atmosfera si agita costantemente. Il cambiamento climatico riguarda il clima, ovvero la media dei parametri meteorologici su un periodo di osservazione di almeno 10 anni. Così mentre le temperature medie continuano a salire, capita che un lungo inverno mite possa terminare con un episodio di freddo clamoroso oppure che dopo una intensa ondata di gelo come quella che ha colpito gli Stati Uniti durante le scorse feste di Natale, le temperature schizzino oltre i 15 gradi causando diffuse alluvioni per l’improvviso disgelo. Oppure che i temporali, che si originano con i forti contrasti termici primaverili ed estivi colpiscano la Scozia in pieno gennaio oppure ancora che Mosca, dove in genere l’inverno è caratterizzato dalla persistenza di aria gelida e molto secca, veda la più intensa nevicata del secolo con tanto di tuoni (20 cm in 24 ore, record cinquantennale).
Certo è che questi eventi sono tanto repentini da sconvolgere anche i ritmi circadiani di animali e piante: se il gelo dovesse piombare sui prati in fiore e gli alberi fioriti, sarebbe un danno di cui quello economico non sarebbe nemmeno la parte peggiore.
Linkopedia
Nimbus – società meteorologica italiana: cosa sono e come si leggono i modelli previsionali
ECMW, modello previsionale europeo
GFS, modello previsionale statunitense
UKMO, modello previsionale giapponese
WikiHow Meteo: come si legge una carta meterologica