La strage dei rinoceronti

Rhino 911”, una associazione che lotta per la difesa dei rinoceronti, ha diffuso un drammatico video nel quale un cucciolo di rinoceronte tenta, invano, di svegliare la mamma, appena uccisa dai bracconieri. Quello dei rinoceronti, come per gli elefanti e tantissime altre specie esotiche meno note (come i pangolini), è un massacro che non conosce sosta. Ma non possiamo permetterci di assuefarci all’ineluttabilità dell’orrore.

Numero di rinoceronti in libertà (da SavetheRhino).

Il 2017 è stato l’Annus horribilis per i rinoceronti. Ne sono stati uccisi oltre 1.000 e spesso con una ferocia inaudita: il 20 febbraio bracconieri assaltano l’orfanotrofio per rinoceronti Thula Thula nel KwalaZulu-Natal, Sudafrica. Aggrediscono e riducono in fin di vita le guardie, strappano il corno ad alcuni cuccioli rimasti orfani per l’operato degli stessi bracconieri. Nel fare questo non hanno pietà nemmeno di un gruppo di turisti presenti: malmenati gli uomini, stuprate due donne.

Un massacro che non risparmia nemmeno gli esemplari tenuti, di fatto, prigionieri negli zoo: l’8 marzo 2017 in un piccolo zoo di Thoiry, 50 km da Parigi, viene ucciso Vince, un raro esemplare albino. Secondo il Wwf, il giro d’affari mondiale sui corni dei rinoceronti arriva a sfiorare i 200 milioni di dollari: sulla piazza italiana la polvere di corno di rinoceronte è valutata circa 95.000 euro al kg contro i 90.000 della cocaina.

Secondo i dati dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) l’estinsione dei rinoceronti potrebbe verificarsi entro il 2015.

Ma perché il corno di rinoceronte vale tanto?

Il corno di rinoceronte non è d’avorio, come i nostri denti (la dentina è avorio) oppure le grandi zanne di elefanti, ippopotami e cinghiali. È fatto della stessa sostanza delle nostre unghie e dei nostri capelli, cheratina indurita. L’avorio è un particolare tipo di tessuto osseo giallognolo molto resistente. La cheratina (kératos in greco antico, significa proprio “corno”) è una proteina filamentosa ricca di zolfo, elemento contenuto nei residui amminoacidici di cisteina. È molto stabile e resistente, sia agli acidi che alle alte temperature. Il principale utilizzo della cheratina è nell’industria farmaceutica, dove è usata (trattamento della cornunghia di provenienza animale) per formare la pellicola esterna delle pillole gastro-resistenti, ovvero che resistono agli acidi gastrici.

Il corno di rinoceronte (in cinese “Xi Jiao”) è uno dei rimedi della farmacopea tradizionale cinese: dal 1997 è stato ufficialmente sostituito nelle preparazioni, e la Cina stessa ne ha vietato il commercio. Per questo da allora la domanda dal Paese è crollata.

Un grande maschio sopravvissuto ai bracconieri: per aumentare le chance dei rinoceronti in libertà è stata avanzanta l’ipotesi di tagliare il corno di tutti gli esemplari adulti.

Tra il 2005 e il 2010, in Vietnam si è diffusa la voce che un politico piuttosto conosciuto sarebbe guarito da una forma estremamente grave di cancro proprio grazie alla polvere di corno di rinoceronte. Il Sudest asiatico sta vivendo un grande boom economico e solo in Vietnam i milionari sono triplicati dal 2005 ad oggi: come da noi per la bava delle lumache, le bacche di goji e altri miracolosi rimedi naturali inventati dal mercato, il corno di rinoceronte diventa l’elisir di lunga (e sana) vita.

La leggenda delle proprietà afrodisiache del corno di rinoceronte è invece di matrice occidentale e risale ai primi anni Ottanta del secolo scorso: il “Li Shizhen”, il testo base della medicina tradizionale cinese, non prevede l’uso dello Xi Jaio a scopi afrodisiaci.

Dicerie che diventano mode pericolose: oggi a Ho Chi Minh il prezzo della polvere di corno di rinoceronte si aggira intorno ai 120.000 $ al kg. Un corno pesa circa 12 kg: il prezzo della vita di un cucciolo è di 500.000 euro, quello di un grande maschio può arrivare a quasi 2 milioni di euro.

Un corno di rinoceronte è costituito da: calcio (7%); melanina (13%); cheratina (80%). La polvere che se ne ricava, può essere considerata un debole integratore di calcio e melanina (un pigmento), ma soprattutto una fonte di cheratina. Lo stesso apporto nutrizionale che avremmo mangiandoci le unghie: assumeremo una proteina naturale che è sostanzialmente inattiva rispetto al nostro apparato digerente.

Certo potrebbero esserci delle proprietà che ancora non abbiamo scoperto: come quella di avere un effetto antipiretico scoperta da un gruppo di ricercatori nel 1990. Un effetto riscontrato dai ratti, tramite interposizione rettale di una quantità di polvere di corno di rinoceronte pari a 5 g. Un valore 100 volte superiore a quella di un comune farmaco antipiretico.

Per quanto riguarda le proprietà anticancro della cheratina, il più grande studio su questa proteina ha dimostrato che l’unica interazione riguarda la cheratina di tipo K23. Che non è affatto contenuta nel corno di rinoceronte. Per questo mentre le dicerie sono lungi dal venir meno nei loro effetti nefasti, è iniziato lo sterminio della Saiga tatarica: una grande antilope (sottofamiglia dei bovidi, la famiglia delle mucche) con la proboscide che abitava le pianure centro asiatiche e che si sta rapidamente estinguendo. Negli ultimi 20 anni la sua popolazione totale è diminuita del 95%, passando da oltre 1,2 milioni di esemplari nei primi anni novanta a meno di 70.000 oggi. Nel 2010 in Kazakhistan è stata scoperta una fossa comune con 12.000 individui ai quali erano state strappate le corna.

Uno degli aspetti più inquietanti dell’intera vicenda riguarda la posizione assunta dal WWF a partire dagli anni Novanta. Nel tentativo di scongiurare l’estinzione del rinoceronte, il Fondo Mondiale per la Natura avrebbe indirettamente suggerito l’utilizzo delle corna di antilope saiga, in quel momento non più in pericolo (se ne contavano circa due milioni).

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