L’alleggerimento massivo (Quantitative Easing) indica che la Banca Centrale di un Paese si mette a comprare sul mercato secondario i titoli di Stato di quel Paese.
Nel caso della BCE, la Banca Centrale Europea, indica che questa procede all’acquisto di titoli di Stato dei Paesi dell’area UE.
I titoli di Stato sono emessi dai governi sul mercato primario dove agiscono alcune banche titolate che li rivendono ali investitori ordinari sul mercato secondario, dove agiscono gli speculatori, i grandi gruppi finanziari ma anche i piccoli investitori che si sono affidati ad un intermediario finanziario.
Ora l’alleggerimento massivo comporta due cose.
Primo: la Banca Centrale acquista subito in massa i titoli emessi, provocandone la svalutazione ovvero facendone abbassare i rendimenti.
Secondo: immette denaro fresco sul mercato cioè nell’economia reale.
Il primo punto è sotto gli occhi di tutti, ormai i BOT non valgono nulla: in Giappone, anzi, l’alleggerimento massivo ha portato addirittura a rendimenti negativi (compro a 100 qualcosa che tra un anno varrà 97).
Il secondo punto non si verifica nel modo che si vorrebbe.
Perché il debito pubblico italiano è all’88% in mano a grandi gruppi finanziari che non hanno alcuna intenzione di immettere denaro fresco in economia ma non vedono altro – come i giocatori compulsivi – che reinvestire in rendite finanziarie magari ad alto rischio – e alto rendimento.
Come è accaduto, l’alleggerimento massivo non ha portato soldi nell’economia reale che infatti langue per carenza di moneta circolante. Dove il QE è uno strumento applicato ormai da lungo tempo sono in molti a chiedersi se sia stata una buona idea invocarlo.
Ma c’è un terzo punto. Il più pericoloso.
Il reinvestimento viene effettuato dai cacciatori di interessi, cioè da intermediari che vanno a caccia di interessi il più alti possibile cercando di limitare il rischio. Così reinvestono acquistando su titoli aziendali di società quotate in borsa, valutando non il rischio reale come farebbero con soldi del proprio portafoglio ma andando meno cauti per la maggiore disponibilità di denaro garantito dall’alleggerimento massivo. Che tanto è fisso finquando ci sarà la sicurezza finanziaria dell’alleggerimento massivo.
Insomma, si creano tutti i presupposti di una bolla finanziaria.
Una bolla formata da investitori che di fatto reinvestono soldi pubblici su aziende a rischio – spesso a rischio severo – “aiutandole” con prestiti a interessi altissimi.
Cosa accadrà quando l’alleggerimento massivo finirà?
I nodi verranno improvvisamente al pettine facendo ritirare man mano gli investitori e lasciando le aziende sull’orlo dell’abisso. Così nell’economia reale non solo non arriverà nulla del denaro messo in circolazione dalla BCE, nel nostro caso, ma arriveranno gli effetti, reali, dei fallimenti di queste aziende in termini di licenziamenti e perdite di posti di lavoro.
È per evitare questo punto che il QE è diventato l’incubo della Banca Centrale giapponese: è ossessionata dal non poterlo far terminare.