“Prima vennero…”: da dove viene e chi ne è l’autore?

Citata più volte in questi giorni, come avviene sempre in periodi nei quali sentiamo che sta salendo un vago senso di odio sociale.

Diciamo subito che non è una poesia e non è di Bertolt Brecht.

Si tratta della parafrasi di un estratto, diventato meme e mille volte riadattato e rimaneggiato, di un sermone del pastore protestante Martin Niemöller.

Emil Gustav Friedrich Martin Niemöller fu un teologo e pastore protestante. Decorato con Croce di Ferro nella Prima guerra mondiale, manifestò, in principio, un attivismo politico favorevole al Partito Nazista. Nel 1934 Niemöller cominciò a opporsi al nazismo ma questo suo nuovo atteggiamento, grazie alle amicizie e ai rapporti con uomini d’affari ricchi e influenti, lo lasciò indenne da conseguenze fino al 1937, anno nel quale fu arrestato dalla Gestapo su diretto ordine di Adolf Hitler, infuriato proprio per un suo sermone.

Rimase per otto anni prigioniero in vari campi di concentramento nazisti, tra i quali il campo Sachsenhausen e quello di Dachau. Fece parte degli Ostaggi delle SS in Alto Adige che furono trasportati a Villabassa in Val Pusteria (Alto Adige) dove vennero liberati il 4 maggio 1945 dagli Alleati.

Come afferma Richard John Neuhaus nel numero di novembre 2001 del suo diario online First Things, quando nel 1971 gli fu chiesta la corretta versione da riportare, Niemöller disse che non era molto sicuro di aver detto le famose parole ma, se la gente insisteva nel citarlo, lui avrebbe preferito questa versione che parla di comunisti, socialdemocratici, sindacalisti, me.

 

Als die Nazis die Kommunisten holten, habe ich geschwiegen; ich war ja kein Kommunist.
Als sie die Sozialdemokraten einsperrten, habe ich geschwiegen; ich war ja kein Sozialdemokrat.
Als sie die Gewerkschafter holten, habe ich geschwiegen; ich war ja kein Gewerkschafter.
Als sie mich holten, gab es keinen mehr, der protestieren konnte.

 

Quando i nazisti andarono a prendere i comunisti, io tacevo; non ero un comunista
Quando hanno imprigionato i socialdemocratici, ho taciuto; non ero un socialdemocratico.
Quando hanno preso i sindacalisti, ho taciuto; non ero un sindacalista.
Quando hanno portato via me, non c’era più nessuno a protestare.

 

Niemöller che è bene ricordare aveva condiviso inizialmente l’ideologia nazista, ripercorre la storia delle persecuzioni per come apparivano viste dal di dentro: prima vennero a prendere i dissidenti politici e i comunisti, poi i socialdemocratici e quindi i sindacalisti.

Gli ebrei non erano percepiti in quanto tale – come insegnavano luminari famosi al tempo, come Henri Ford nella sua opera “L’ebreo internazionale” – ma come espressione del pericolo supremo, cioè intrinsecamente comunisti. Quindi erano automaticamente ricompresi nelle categorie citate.

D’altro canto, come insegna l’Eugenetica – che dal 1880 si era imposta come vera e propria scienza prima di essere riconosciuta come aberrazione essa stessa ma solo negli anni Settanta del Novecento e per qualche categoria anche oltre – dissidenti sociali erano anche gli storti cioè quelli che dissentivano naturalmente dalla norma: i malati di mente, gli omosessuali (che al tempo erano considerati afflitti da una patologia mentale e lo saranno per molti anni ancora), gli affetti da sindrome di Down e i disabili gravi in genere.

Quando il passo fu declamato negli Stati Uniti nel 1950, la prima strofa che si riferiva ai comunisti, fu omessa, per l’incipiente Maccartismo e la Paura rossa. La versione inscritta nel Monumento all’Olocausto del New England a Boston, Massachusetts, parla di comunisti, ebrei, sindacalisti, cattolici. Un’altra variante fu stampata dalla rivista Time il 28 agosto, 1989, commemorando il cinquantesimo anniversario dell’inizio della seconda guerra mondiale. Questa versione parla di comunisti, ebrei, cattolici. La variante che si trova nella maggior parte dei manifesti e poster in lingua inglese parla di socialisti, sindacalisti, ebrei.

Ma il testo è stato più volte rimaneggiato ed è diventato proprietà di tutti, in fondo come accade per quelle che sono considerate opere d’arte, in fondo.

È così che si è arrivati alla versione più conosciuta:

 

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare.

 

Una versione figlia del come vediamo oggi quello che è accaduto e, senza nulla togliere, del politicamente corretto.

L’attribuzione a Bertolt Brecht si diffuse negli Stati Uniti, quando il passo fu ripreso dai manifestanti contro la Guerra in Vietnam. Duole dirlo, all’errato passaparola contribuì la bassissima conoscenza d’oltreoceano della – peraltro scomoda politcamente parlando – produzione brechtiana che fu tradotta per il grande pubblico con ritardo e spesso in maniera parziale.

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