La narrazione giornalistica è sempre più lontana dalla realtà

Continuano a susseguirsi i servizi televisivi che raccontano di una “apoteosi nevosa” su mezza Italia e, letterali parole, una “armageddon” negli Stati Uniti.

Si racconta di città bloccate dalla neve e di temperature polari: addirittura -30° a 1.900 metri nel New Hampshire.

Questo tipo di servizi, sembrano avere due obiettivi: spingere turisti verso gli impianti sciistici alpini, che vogliono massimizzare i profitti dopo diverse stagioni piuttosto avare di precipitazioni e raccontare un inverno in grado di confutare le catastrofistiche tesi del riscaldamento climatico.

D’altro canto, se fa freddo che riscaldamento è?

Si tratta in realtà di due obiettivi assolutamente pericolosi: intanto queste ingenti nevicate, che riguardano prevalentemente l’arco alpino, alle quote medio-alte stanno creando un manto assai pericoloso che non si stabilizzerà nemmeno nei prossimi giorni perché le temperature resteranno al di sopra delle medie del periodo. I venti meridionali che hanno portato temperatura primaverili in tutto il Paese – meno che negli studi giornalistici, evidentemente – stanno destabilizzando la coltre nevosa caduta in dicembre alzando il rischio valanghe a livelli estremamente alti.
Per quanto riguarda il freddo statunitense, che si debba andare a 1.900 metri per trovare temperature tanto basse la dice lunga. Perché nel corso del Novecento, nella città di New York (dove ieri si è scesi a -16° ma la temperatura risalirà a ben 13° giovedì prossimo) si sono registrate per ben 9 volte temperature prossime ai -25°: quelli sì che erano episodi da crudo inverno.

Altrove, come a Mosca il mese di dicembre è trascorso con temperature spesso vicine ai 10°, contro una media ben più bassa dello zero.

Ma d’altro canto nel 1985 a Brescia città si toccarono i -32°, -23° a Firenze, -11° a Roma Ciampino e nell’Appennino meridionale, oltre gli 800 metri, si registrarono quasi 4 metri di neve: cosa direbbero i giornali se accadesse oggi, quando a Cervinia a 2.050 metri sul livello del mare, c’è un metro e mezzo di neve e si parla di apocalisse?

Ah, la professionalità della vecchia scuola dell’Aeronautica Militare: vale la pena ricordare come Andrea Baroni raccontò l’arrivo di una eccezionale, quella sì, ondata di gelo.

Quella della grande nevicata del 6 gennaio 1985.

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