Facciamo, modestamente, un po’ di chiarezza nella girandola socio-mediatica di frescacce che non accenna a fermarsi.
La cattedrale metropolitana di Notre-Dame è il principale luogo di culto di Parigi, cattedrale dell’Arcidiocesi, il cui arcivescovo metropolita è anche primate di Francia. Pertanto, Notre Dame è chiesa primaziale di Francia. È anche basilica minore: “basilica minor” è una denominazione onorifica che il Papa concede, tramite un breve apostolico, a edifici religiosi cattolici particolarmente importanti. Si tratta di una attribuzione e denominazione affatto limitata allo stile e alla tipologia architettonica.
L’aggettivo “minor” non deve ingannare circa l’importanza della basilica stessa: sono infatti basiliche papali maggiori, o più semplicemente basiliche maggiori, le quattro chiese cattoliche di più alto rango situate a Roma: la basilica di San Giovanni in Laterano, la basilica di San Pietro in Vaticano, la basilica di San Paolo fuori le mura e la basilica di Santa Maria Maggiore. La minorità, quindi, riferisce solo al non essere a Roma.
Notre Dame è quindi uno dei massimi luoghi di culto cattolici del mondo. Ma anche Chiesa nativa dello Stato francese: come Chiesa delle incoronazioni dall’auto-investitura di Napoleone ha spodestato Saint-Denis la “Chiesa dei Re” dei Merovingi.
Ma è Saint-Denis che rappresenta la prima opera assoluta dell’Architettura gotica, dove il suo creatore, l’abate Sugerio, impiegò per la prima volta l’arco a sesto acuto e gli archi rampanti. Un modello che si irradiò in tutta l’Europa medievale e che da “Arte Franciliana” divenne nota come come Arte gotica.
Nella storia dell’Arte gotica, Notre-Dame non è che una tappa intermedia nell’ascensione verso l’infinito di questi templi di pietra: 29 metri la crociera centrale di Saint-Denis, 33 metri quella di Notre-Dame, 37 metri la cattedrale di Chartres, 42,3 Amiens, 48,5 Beauvais (sebbene incompleta e più volte crollata nei tentativi di superare l’ardire dei 46 metri di altezza).
La cattedrale di Beauvais supera Notre-Dame di quasi la metà dell’altezza: una distanza che tradisce l’appartenenza al più solido romanico che al leggero e slanciato gotico. Una appartenenza che ha salvato la cattedrale dal crollo nell’incendio del 15 aprile. Il collasso della flèche, la pesante guglia ottocentesca, ha infatti sfondato la crociera tra navata centrale e transetto: una struttura esile come quella di Chartres o, peggio, Amiens sarebbe collassata alla perdita di bilanciamento della spinta della crociera rispetto alla controspinta degli archi rampanti esterni.
Notre Dame è stata più volte danneggiata, ristrutturata, modificata nei suoi 856 anni di vita. Le parti originali e quindi più preziose, sono le torri della facciata, i rosoni e la prima sezione della navata. Purtroppo, era originale anche la struttura lignea delle capriate del sottotetto: un capolavoro dell’architettura e della falegnameria medievale, i cui ideatori e realizzatori oggi sono sconosciuti. Una struttura del 1220 realizzata in parte recuperando le travi della chiesa precedentemente (1160) costruita sul sito della futura cattedrale. La “foresta” del tetto di Notre Dame era una struttura veramente ardita ma mai completamente rilevata e che oggi sarà impossibile ricostruire com’era.
Per quanto riguarda la guglia si tratta di una invenzione ottocentesca di Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc, il creatore della moderna “moda medievale”. Sir John Summerson, uno dei massimi storici inglesi, scrisse che: “ci sono stati due supremi teorici della storia dell’architettura in Europa, Leon Battista Alberti ed Eugène Viollet-le-Duc”.
Totalmente opposto alle tesi puriste di John Ruskin, Viollet-le-Duc fu un teorico del restauro stilistico: invitava il restauratore a penetrare nella mentalità del costruttore originario, arrivando a riportare il monumento al suo stato ideale di completezza. Poteva essere fatto con la realizzazione di progetti integrativi che forse il Mastro medievale non aveva neanche immaginato e che probabilmente non erano neanche esistiti.
Questo approccio fece irritare molte personalità del tempo: Victor Hugo su tutti, che non faceva che contrapporre la Parigi medievale perduta della Tour Saint-Jacques alle moderne reinvenzioni del passato. Eppure, come il barone Haussmann – l’artefice della cancellazione della Parigi medievale – creò la Parigi che tutti conosciamo e amiamo, quella dei grandi edifici squadrati dai tetti di ardesia sui grandi e ariosi viali così Viollet-le-Duc inventò la Notre Dame che tanto piaceva ai 13 milioni di turisti che annualmente la visitavano.
Poco importa che fossero dei falsi storici: gli sfondi cinematografici di tante pellicole famose – reali e animate – non sono forse essi stessi parte della storia dell’Arte?
Al di là dei danni strutturali, che non saranno cosa da poco sui setti che sostengono la crociera crollata, sarà il caso di rivedere alcune posizioni di Viollet-le-Duc rimettendo in discussione la stessa realizzazione della guglia, una struttura inutilmente pesante (750 tonnellate) e, in quelle dimensioni, sconosciuta per il gotico reale che aspirava a realizzare uno spettacolo interno (la grande navata che ascendeva al cielo in un prezioso gioco di luci e ombre) più che una monumentalità esterna che non fosse altro che la nuda struttura stessa dello scheletro in pietra che sosteneva un edificio in sola pietra (è bene ricordarlo) trattata con l’ardire che, dopo secoli, sappiamo essere proprio dei materiali leggeri come il legno e l’acciaio e non certo della greve pietra.