Città del Capo, capitale legislativa del Sudafrica, sorge presso il celeberrimo Capo di Buona Speranza. Capitale turistica dell’Africa australe, è un luogo nel quale bellissimi edifici coloniale coesistono con moderni grattacieli e lussureggianti giardini botanici.
Fondata nel 1658, la città ha avuto una crescita vertiginosa: 167.000 ab. nel 1900; 618.000 nel 1950; 2.756.340 nel 2000; 3.852.190 stimati al 1° gennaio 2018.
La città sorge in una delle rare zone dal clima Mediterraneo del Mondo: mediamente mite, moderatamente umido in inverno, caldo in estate. 515 mm (ovvero litri per metro quadro) è la media delle precipitazioni registrata nel trentennio 1961-1990.
Ma dal giugno 2015 (inizio dell’inverno australe) Città del Capo sta vivendo un vero e proprio incubo. Le precipitazioni sono pressoché assenti tanto da prosciugare i grandi bacini dell’entroterra che rappresentano l’unica fonte di approvvigionamento per gli abitanti.
Il 5 marzo di quest’anno, il Sindaco ha annunciato che il “Day Zero”, cioè il giorno nel quale l’acqua finirà, sarà il prossimo 15 giugno. Per quella data l’acquedotto sarà chiuso e resterà aperto solo per gli ospedali. Tutti i cittadini, almeno quelli che non possono permettersi approvvigionamenti personali, dovranno mettersi in file per ricevere la razione personale di 25 litri/persona/giorno.
Se Barcellona nel 2008 e Roma nel 2017 avevano toccato il razionamento idrico, Città del Capo è la prima metropoli del mondo occidentale a trovarsi senz’acqua: una condizione che metropoli come Dacca o Casablanca, conoscono molto bene ma che quella parte di mondo abituata a credere nell’assenza di limiti dello sviluppo ha smesso di conoscere.
Si è proposto di tutti: dai desalinizzatori (il primo sarebbe pronto nel 2023) a gigantesche reti per catturare la nebbia dell’oceano sulle montagne alle spalle della città fino all’ultima folle idea di Nick Sloane, che noi italiani abbiamo conosciuto per aver tirato su la costa Concordia, incagliata all’isola del Giglio.
Servono 100 milioni di litri al giorno per riuscire a coprire il fabbisogno dei residenti e preservare quel poco d’acqua conservato nei bacini dell’entroterra (se fossero del tutto prosciugati il terreno potrebbe fessurarsi inaridendosi, perdendo la capacitò di raccogliere le prossime piogge). L’idea di Sloan è quella di catturare gli iceberg che si muovono nello spazio di oceano di fronte al Capo di Buona Speranza: ce ne sarebbero “già” a 2.220 km dalla città. certo i problemi non sono pochi: gli iceberg idonei per dimensioni e forma trascinati naturalmente dalle correnti verso Gough Island, luogo raggiungibile a circa 2.700 km a sud-ovest da Città del Capo, sono solo il 7% dei più di 270 mila esistenti. Vanno “arpionati” e trainati con procedimenti complessi fino a Cape Columbine, a nord di Saldanha Bay perdendo il 30% del loro contenuto d’acqua. Le altre problematiche riguardano la trasformazione dell’iceberg in acqua potabile e il suo trasporto fino alla terra ferma.
Purtroppo l’incubo di Città del Capo non sarà un’eccezione nel prossimo futuro: anche Città del Messico, dove vivono 24 milioni di persone, sta soffrendo una crisi idrica senza precedenti. E qui le conseguenze di una “guerra dell’acqua” potrebbero essere catastrofiche.
Oggi a Roma piove e molti si lamentano: eppure sarebbe il caso di ringraziare il Cielo, che almeno per ora, si mostra benevenolo con la Città eterna.