Tutti guardano al Quirinale ma la luna è Bruxelles

Il 6 dicembre 2017 la Commissione Europea ha pubblicato un documento che definisce “una tabella di marcia per l’approfondimento dell’Unione economica e monetaria dell’Europa”.

Il documento recita quanto segue:

Definendo un cronoprogramma e diverse misure concrete, la Commissione Europea adempie oggi all’impegno di approfondire l’Unione economica e monetaria dell’Europa assunto dal presidente Jean-Claude Juncker nel discorso del 2017 sullo stato dell’Unione e nella relazione dei cinque presidenti del 2015.

Sulla base della visione descritta nella relazione dei Cinque presidenti del giugno 2015 e nei documenti di riflessione sull’approfondimento dell’Unione economica e monetaria e sul futuro delle finanze dell’UE della primavera del 2017, la Commissione ha definito le misure concrete da adottare nel corso dei prossimi 18 mesi.

L’obiettivo generale consiste nel rafforzare l’unità, l’efficienza e la responsabilità democratica dell’Unione economica e monetaria dell’Europa entro il 2025. Il presidente Juncker ha dichiarato: “Dopo anni di crisi è giunto il momento di prendere in mano il futuro dell’Europa”.

Per Juncker la crescita economica dell’Unione è consolidata e ci incoraggia ad andare avanti, facendo sì che la nostra Unione economica e monetaria divenga più unita, efficiente e democratica e operi a vantaggio di tutti i cittadini europei. “Non c’è momento migliore per il riparare il tetto di quando splende il sole”.

L’approfondimento dell’Unione economica e monetaria (UEM) è un mezzo per raggiungere un fine: aumentare l’occupazione, la crescita, gli investimenti, l’equità sociale e la stabilità macroeconomica. La moneta unica è una tutela e una fonte di opportunità per i cittadini europei e una zona euro forte e stabile è essenziale per i paesi che ne fanno parte e per l’UE nel suo complesso. Negli ultimi anni sono state attuate importanti riforme istituzionali per rafforzare l’UEM, ma la sua architettura è ancora incompleta.

Juncker ha detto che:

  • la disoccupazione è ai minimi dal 2008;
  • il clima di fiducia nell’economia ha raggiunto il picco massimo dal 2000;
  • da quando è stato introdotto l’euro i cittadini europei non si sono mai mostrati così favorevoli alla moneta unica.

Si tratta perciò di un momento propizio per approfondire l’Unione economica e monetaria dell’Europa. I prossimi 18 mesi debenno essere utilizzati per adottare le misure che si renderanno necessarie, come concordato nell’agenda dei leader”.

I pilastri sono quattro:

  1. una proposta relativa all’istituzione di un Fondo monetario europeo (FME), ancorato all’ordinamento giuridico dell’UE e basato sulla struttura ormai consolidata del meccanismo europeo di stabilità (MES);
  2. una proposta mirante a integrare, nella sostanza, il trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell’ordinamento giuridico dell’Unione, facendo uso dell’adeguata flessibilità insita nel patto di stabilità e crescita e individuata dalla Commissione sin dal gennaio 2015;
  3. una comunicazione sui nuovi strumenti di bilancio atti a garantire la stabilità della zona euro nel quadro dell’Unione, che spiega come sviluppare nel quadro delle finanze pubbliche dell’UE di oggi e di domani talune funzioni di bilancio essenziali per la zona euro e per l’intera UE;
  4. una comunicazione che illustra le funzioni di un ministro unico europeo dell’economia e delle finanze che potrebbe fungere da vicepresidente della Commissione e da presidente dell’Eurogruppo, come sarebbe possibile in base agli attuali trattati dell’UE.

Si noti che il politichese di Bruxelles è sempre ben ponderato: una “proposta” indica una discussione aperta; una “comunicazione” indica la possibilità di definire i dettagli di una azione che è già passata da “proposta” (si potrebbe fare) a “decisione” (si farà).

Il cronoprogramma è serrato: le prime due proposte andrebbero definite nel secondo semestre 2019.

Per le ultime due comunicazioni il rapporto invita il Parlamento europeo e il Consiglio ad adottarle entro e non oltre il 2018, con una estensione al primo semestre 2019 per il nuovo ministero unico dell’economia e delle finanze.

Nel 2012 i 25 Stati membri firmatari si sono impegnati giuridicamente ad incorporare nel diritto dell’Unione le disposizioni contenute in tale trattato cinque anni dopo la sua entrata in vigore, vale a dire il 1° gennaio 2018: la proposta, che incorpora nel diritto dell’Unione gli elementi principali del trattato al fine di sostenere quadri di bilancio solidi a livello nazionale, è pienamente in linea con le norme di diritto primario e derivato attualmente in vigore.

La Commissione propone anche di sperimentare, nel corso di una fase pilota, il nuovo strumento per la realizzazione delle riforme. A tale scopo propone di apportare modifiche mirate al regolamento sulle disposizioni comuni che disciplina i Fondi strutturali e di investimento europei (fondi SIE), in modo da ampliare la possibilità di utilizzare parte della riserva di efficacia a sostegno delle riforme concordate.

Il raggiungimento, entro il primo semestre del 2019, di un’intesa comune circa il ruolo del super-ministro delle finanze permetterebbe di istituire tale figura quale componente della prossima Commissione. L’Eurogruppo potrebbe inoltre decidere di eleggere il ministro suo presidente per due mandati consecutivi in modo da allineare la durata dei due incarichi: attualmente il Presidente del Consiglio europeo resta in carica due anni e mezzo e il suo mandato può essere rinnovato una sola volta.

Chiosa il documento: il pacchetto odierno non è né la prima né l’ultima fase del processo di completamento dell’Unione economica e monetaria, che è una delle priorità principali di questa Commissione, come indicato negli orientamenti politici del Presidente Juncker, nella relazione dei cinque presidenti e nei documenti di riflessione sull’approfondimento dell’Unione economica e monetaria e sul futuro delle finanze dell’UE.

Per Juncker “l’Europa ha il vento in poppa non solo in termini di risultati economici, ma anche per quanto riguarda la fiducia dei cittadini nella moneta unica. secondo il nuovo Flash Eurobarometro sulla zona euro pubblicato oggi, il 64% delle persone interrogate ritiene che avere l’euro sia positivo per il proprio paese.

Al di là della narrazione mediatica delle piccole beghe politiche quotidiane Brexit, sussulti francesi e vicende politiche italiane – non ultimo la difficoltà di formare un Governo nato da una certa protesta antieuropea – andrebbero rilette sui suddetti quattro pilastri per alzare lo sguardo oltre la siepe.

Poteva la City londinese finire sotto il controllo di un superministro europeo delle finanze, magari con il proprio ufficio a Francoforte?

La Francia, il più grande stato sociale del mondo (65% del PIL) accetterà le riforme ovvero – semplificando – una riduzione della spesa pubblica del 50% vieppiù tarata su tempi non decisi da Parigi?

Il processo decisionale è in atto: se ne è parlato il 9 maggio a Sibiu, in Romania e se ne parlerà nel Consiglio europeo del prossimo 28 giugno quello dove nascerà di fatto la “Nuova Europa”.

Sul versante italiano al momento le certezze sono veramente poche ma potrebbe essere un governo guidato da Carlo Cottarelli a presiedere alle prossime importanti decisioni e in particolare all’avvalimento italiano alla nascita del super-ministero europeo delle finanze. Fosse così, avremo un bel po’ da leggere di retropensieri sulle rassicuranti coincidenze date al mondo della finanza. Alla luce della fase 2 dell’Unione e dei processi in atto quest’anno, appare anche più chiaro il ruolo “antagonista” del prof. Paolo Savona non tanto come singolo, quanto come rappresentante di una élite accademica e non solo che avrebbe indotto un momento di riflessione non previsto dalla serrata tabella di marcia annunciata da Juncker.

D’altro canto, costituzionalmente parlando, l’Italia incorpora nel proprio corpus legislativo questi processi anche in virtù dell’impossibilità di passare per un coinvolgimento referendario in tema di trattati internazionali. Sorge allora un dubbio: il processo è ineluttabile ma chi vorrebbe legare al proprio destino politico questo macigno? Si capisce bene perché qualcuno pensi che l’affaire Savona sia stato solo una scusa per restare sul lato sicuro dell’opposizione e qualcun altro abbia preferito farsi da parte, a mangiar pop-corn.

Linkopedia

Comunicazione del 6 dicembre 2017

Libro bianco sul futuro della UE

Priorità politiche UE

Rapporto dei Cinque Presidenti

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