Non è affatto vero, come titolano in questi giorni molti giornali, che la vespa samurai sia nuova in Italia. In realtà è osservata e descritta almeno dal 2014 in diverse valli alpine italiane e svizzere: probabilmente è arrivata proprio insieme alla temuta cimice asiatica.
Di chi parliamo? Di vespa samurai (Trissolcus japonicus) un piccolissimo imenottero (1-2 mm contro i 3-4 cm delle vespe più grandi) parassitoide della famiglia Scelionidae: noto ai più come antagonista naturale della temuta cimice asiatica (Halyomorpha halys).
La femmina depone le uova all’interno di quelle delle specie parassitata, un uovo di vespa per ogni uovo di cimice, marchiandole chimicamente e restando a difenderle da altri parassiti. La larva si sviluppa all’interno del grande uovo di cimice, consumandolo con calma prima di emergere come individuo adulto.
Ora: ogni femmina della nostra piccola vespa può deporre oltre 40 uova per volta (buono) compromettendo un’intera covata di uova della ben più grande cimice (molto buono). Ma va notato (ahi ahi) che la nostra piccola vespa può arrivare ad avere fino a 10 generazioni l’anno, mentre la cimice asiatica non supera le 2: sarebbe opportuno indagare attentamente l’esistenza di altre potenziali specie bersaglio. Restano potenzialmente fino a 8 covate da sfamare.
Ma, al solito si vedrà: intanto che si osanna l’arrivo del vespide salvifico gli studi sul parassitismo non bersaglio sul campo sono lungi dall’essere definitivi. Uno degli ultimi (finanziato dalla Ferrero che, a ragione, vede nella cimice asiatica un pericolo per i propri bilanci) chiosa che “per quanto ne sappiamo, non è stato ancora osservato un grave parassitismo non bersaglio”.
Una delle leggi che non impareremo mai è che “non conoscere” non dice nulla riguardo la “non esistenza”: il rischio è di ritrovarsi con un altro, insidioso, parassita non autoctono.