Cos’é una nube a mensola (e perché se l’avvistate dovete mettervi al sicuro)

Estate particolarmente temporalesca quella del 2018 sull’Italia e sull’Europa: può essere utile ripassare qualche elemento di meteorologia da campo per previsioni dell’ultimo minuto senza dubbio più utili ed efficaci di quelle fornite dalle varie applicazioni dello smartphone (in perenne allerta).

Il temporale è uno dei fenomeni atmosferici estremi della natura: sin dall’antichità ha sempre destato timore e conseguente venerazione, in tutte le culture. Il temporale si origina da quelle nubi soffici che montano come panna all’orizzonte dei caldi pomeriggi estivi: i cumulonembi.

Il cumulonembo è una nube a sviluppo verticale che si forma per il sollevamento di grandi masse d’aria calde e umide in atmosfera instabile. L’aria è instabile quando non è omogenea: uno strato di aria calda su uno freddo è stabile, perché ciò che è caldo tende a salire. Uno strato di aria fresca su uno caldo sarà instabile perché appena possibile tenderà ad essere scalzato dall’aria più calda e quindi leggera che giace al di sotto.

Con il sollevamento l’aria calda si raffredda adiabaticamente, cioè senza scambi di calore con l’esterno, perché il calore sottratto viene utilizzato per il passaggio di stato del vapore in essa contenuto. Vapore che, raggiunta la saturazione, condensa iniziando a sviluppare la nube.

All’interno della nube i moti convettivi – tipo pentola in ebollizione – accelerano innescando correnti convettive ascensionali anche violente. I moti da laminari diventano turbolenti e le minuscole gocce d’acqua appena condensate facilmente si uniscono per coalescenza originando, al superamento per gravità della forza ascensionale, di gocce di pioggia.

Maggiore è la differenza di temperatura tra i due strati d’aria più sono forti i moti ascensionali. Più i moti ascensionali sono forti più le gocce di pioggia salgono verso l’alto continuano a coalescere: di goccia in goccia si formano i goccioloni tipici dei rovesci più intensi. Questi precipitano quando diventano troppo pesanti per restare in sospensione. Se le gocce sono salite tanto in alto da superare l’isoterma dei zero gradi congelano in blocco – e non gradatamente come i fiocchi di neve – e precipitano come blocchi di ghiaccio. Grandine e goccioloni precipitano in massa creando una violenta corrente discendente: è il primo rovescio del temporale che può essere accompagnato da raffiche d’aria compressa verso il basso che, una volta raggiunto il suolo, tendono a spandersi in tutte le direzioni. È quello che gli antichi consideravano il soffio irato di Giove o di Tifone.

È questo il momento di massima attività del temporale: si formano forti ascendenze al centro e forti discendenze ai lati, provocando al perimetro del cumulonembo un forte vento che solleva visibilmente la polvere e anticipa la pioggia. Nel momento in cui inizia a piovere il moto si inverte ovvero si hanno discendenze al centro e ascendenze ai margini.

In cima al cumulonembo, quand’esso ha raggiunto la fase di maturità o pieno sviluppo, si forma la caratteristica incudine, che può anche raggiungere i 10-12.000 m di quota e oltre. L’incudine si forma quando la colonna ascendente è tanto forte da sfondare, letteralmente, la tropopausa che separa troposfera – quella nella quale viviamo – dalla stratosfera. La sua caratteristica forma è dovuta alla costanza dell’andamento termico che caratterizza la tropopausa che inibisce l’ulteriore ascesa della massa d’aria instabile all’origine della genesi del cumulonembo. A tali quote la nube è composta da cristalli di ghiaccio e appare sformata nella classica spettinata di cirri che corona i temporali più forti.

Una nube a mensola (shelf cloud) indica il perimetro di una grande cella temporalesca. Questo fronte tende ad assumere l’aspetto di un muro, seguito da un cielo compatto, scuro, sovente di colore ceruleo-verdastro (in questo caso per la presenza di ghiaccio in quota, quindi grandine) oppure rosso-giallastro (grandi quantità di polvere aspirata da forti moti convettivi e probabilmente rotativi).

Il muro che si vede nella foto è il fronte di raffica (gust front) e indica il bordo della cella temporalesca oltre la quale ci sono le forti correnti discendenti ovvero pioggia a grandi gocce e grandine.

Quando avvistate una linea come quella in foto, se possibile entrate subito al coperto e possibilmente ai piani bassi, avendo cura di non restare vicino alle finestre.

Se siete all’aperto non rifugiatevi mai sotto gli alberi ma cercate di rientrare in auto oppure individuate degli anfratti rocciosi. Se siete in campo aperto attendete che passi rannicchiandovi a terra in una zona riparata e possibilmente rialzata.

Allontanarsi sempre in senso ortogonale al fronte e opposto ovvero alla direzione del cielo compatto.
Un colore verde indica grandine imminente.
Un colore rosso-giallastro indica probabilità di trombe d’aria.

I fenomeni sono tanto più intensi quanto l’aria si fa opprimente prima dell’arrivo della nube a muro: la classica quiete prima della tempesta è tutt’altro che un modo di dire. Per capire se si è sulla traiettoria di un forte temporale può essere utile notare la direzione del vento, anche se debole: davanti al temporale la pressione – per l’effetto aspirante delle correnti ascensionali – è tanto più bassa quanto è maggiore la forza delle precipitazioni. E la pressione scende piuttosto rapidamente: lo si percepisce notando che, prima di una tempesta, l’aria tende ad uscire dalle finestre come se fosse aspirata fuori. E sono proprio le correnti che si creano dall’interno verso l’esterno a portare in superficie quel caratteristico odore di zolfo – dalle fogne come dai depositi agricoli – che gli antichi attribuivano al segno del demonio.

Per quanto forte sia un temporale si tratta di una macchina termodinamica che ha vita relativamente breve. Passate le precipitazioni più intense e le raffiche discendenti (outflow), alle nostre latitudini non passano in genere più di 15-20 minuti prima che sopraggiunga la coda della cella che in genere è caratterizzata da pioggia fitta, aria fresca e assenza di vento.
A quel punto primi raggi di sole non tarderanno ad annunciare la fine definitiva della tempesta che ormai si allontana all’orizzonte.

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